Rimanete saldi nella fede!”.
Dagli altri discorsi e omelie AL CLERO DI VARSAVIA, GIOVEDÌ 25 MAGGIO 2006:
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La grandezza del sacerdozio di Cristo può incutere timore. Si può essere tentati di esclamare con Pietro: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore" (Luca 5, 8), perché facciamo fatica a credere che Cristo abbia chiamato proprio noi. Non avrebbe potuto scegliere qualcun altro, più capace, più santo? Ma Gesù ha fissato con amore proprio ciascuno di noi, e in questo suo sguardo dobbiamo confidare. Non lasciamoci prendere dalla fretta, quasi che il tempo dedicato a Cristo in silenziosa preghiera sia tempo perduto. È proprio lì, invece, che nascono i più meravigliosi frutti del servizio pastorale. Non bisogna scoraggiarsi per il fatto che la preghiera esige uno sforzo, né per l'impressione che Gesù taccia. Egli tace ma opera. Mi piace ricordare, a questo proposito, l'esperienza vissuta lo scorso anno a Colonia. Fui testimone allora di un profondo, indimenticabile silenzio di un milione di giovani, al momento dell'adorazione del Santissimo Sacramento! Quel silenzio orante ci unì, ci donò tanto sollievo. In un mondo in cui c'è tanto rumore, tanto smarrimento, c'è bisogno dell'adorazione silenziosa di Gesù nascosto nell'Ostia. Siate assidui nella preghiera di adorazione ed insegnatela ai fedeli. In essa troveranno conforto e luce soprattutto le persone provate. Dai sacerdoti i fedeli attendono soltanto una cosa: che siano degli specialisti nel promuovere l'incontro dell'uomo con Dio. Al sacerdote non si chiede di essere esperto in economia, in edilizia o in politica (a quello ci pensano i cardinali)
Da lui ci si attende che sia esperto nella vita spirituale. A tal fine, quando un giovane sacerdote fa i suoi primi passi, occorre che possa far riferimento ad un maestro sperimentato, che lo aiuti a non smarrirsi tra le tante proposte della cultura del momento. Di fronte alle tentazioni del relativismo o del permissivismo, non è affatto necessario che il sacerdote conosca tutte le attuali, mutevoli correnti di pensiero; ciò che i fedeli si attendono da lui è che sia testimone dell'eterna sapienza, contenuta nella parola rivelata. La sollecitudine per la qualità della preghiera personale e per una buona formazione teologica porta frutti nella vita. Il vivere sotto l'influenza del totalitarismo può aver generato un'inconsapevole tendenza a nascondersi sotto una maschera esteriore, con la conseguenza del cedimento ad una qualche forma di ipocrisia. È chiaro che ciò non giova all'autenticità delle relazioni fraterne e può condurre ad un'esagerata concentrazione su se stessi. In realtà, si cresce nella maturità affettiva quando il cuore aderisce a Dio. Cristo ha bisogno di sacerdoti che siano maturi, virili, capaci di coltivare un'autentica paternità spirituale. Perché ciò accada, serve l'onestà con se stessi, l'apertura verso il direttore spirituale e la fiducia nella divina misericordia. Il papa Giovanni Paolo II in occasione del Grande Giubileo ha più volte esortato i cristiani a far penitenza delle infedeltà passate.(riferimento ai vescovi e ai preti informatori del regime comunista polacco? non lo dice, ma chi ha buone oreccchie...) Crediamo che la Chiesa è santa, ma in essa vi sono uomini peccatori. Bisogna respingere il desiderio di identificarsi soltanto con coloro che sono senza peccato. Come avrebbe potuto la Chiesa escludere dalle sue file i peccatori? È per la loro salvezza che Gesù si è incarnato, è morto ed è risorto. Occorre perciò imparare a vivere con sincerità la penitenza cristiana (quindi i peccatori all'interno della chiesa e le loro malefatte non vanno denunciati, neanche a posteriori, ma vissuti come una penitenza). Praticandola, confessiamo i peccati individuali in unione con gli altri, davanti a loro e a Dio. Conviene tuttavia guardarsi dalla pretesa di impancarsi con arroganza a giudici delle generazioni precedenti, vissute in altri tempi e in altre circostanze. (Questo sì è puro relativismo !!) Occorre umile sincerità per non negare i peccati del passato,(cosa che comunque il papa non fa, ma forse non ne vede la necessità) e tuttavia non indulgere a facili accuse in assenza di prove reali o ignorando le differenti pre-comprensioni di allora. (quindi per l'accusa valgono solo le prove provate, la vile materialità delle prove concrete, e soprattutto nessun giudizio seppur etico può essere separato dal contesto dell'epoca)
Inoltre la “confessio peccati”, per usare un'espressione di sant'Agostino, deve essere sempre accompagnata dalla “confessio laudis” – dalla confessione della lode. Chiedendo perdono del male commesso nel passato dobbiamo anche ricordare il bene compiuto con l'aiuto della grazia divina che, pur depositata in vasi di creta, ha portato frutti spesso eccellenti. (E le due cose magari si compensano quindi un peccato per quanto grave troverà ragion d'essere e giustificazione morale nei fatti successivi, soprattutto se vantaggiosi... )
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DALL’OMELIA DELLA MESSA A VARSAVIA, VENERDÌ 26 MAGGIO 2006:
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"Rimanete saldi nella fede!". Abbiamo sentito poc'anzi le parole di Gesù: "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre e Egli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre - lo Spirito di Verità" (Giovanni 14, 15-17a). In queste parole Gesù rivela il profondo legame che esiste tra la fede e la professione della Verità Divina, tra la fede e la dedizione a Gesù Cristo nell'amore, tra la fede e la pratica della vita ispirata ai comandamenti. Tutte e tre le dimensioni della fede sono frutto dell'azione dello Spirito Santo (ricordate sono tre le dimensioni). Tale azione si manifesta come forza interiore che armonizza i cuori dei discepoli col cuore di Cristo e rende capaci di amare i fratelli come Lui li ha amati. Così la fede è un dono, ma nello stesso tempo è un compito. "Egli vi darà un altro Consolatore, lo Spirito di Verità". La fede, come conoscenza e professione della verità su Dio e sull'uomo, "dipende dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo", dice san Paolo (Romani 10, 17). Lungo la storia della Chiesa gli apostoli hanno predicato la parola di Cristo preoccupandosi di consegnarla intatta ai loro successori, i quali a loro volta l'hanno trasmessa alle successive generazioni, fino ai nostri giorni. Tanti predicatori del Vangelo hanno dato la vita proprio a causa della fedeltà alla verità della parola di Cristo. E così, dalla premura per la verità è nata la Tradizione della Chiesa (non dalla verità stessa, nè dalla fedeltà, ma dalla premura...questo è essere zelanti).
Come nei secoli passati così anche oggi ci sono persone o ambienti che, trascurando questa Tradizione di secoli, vorrebbero falsificare la parola di Cristo e togliere dal Vangelo le verità, secondo loro, troppo scomode per l'uomo moderno. (verrebbe da chiedersi cosa lega il celibato degli ecclesiaastici, l'esclusione delle donne dalla gerarchia, il patrimonio immobiliare e finanziario della chiesa, il ruolo politico delle gerarchie, lo status diplomatico della città del vaticano con la parola di cristo e con il vangelo, semmai cosa li lega la tradizione politica, militare e diplomatica della chiesa al vangelo e la parola di cristo)
Si cerca di creare l'impressione che tutto sia relativo: anche le verità della fede dipenderebbero dalla situazione storica e dalla valutazione umana (mi chiedo come si può prescindere da quest'ultima a meno di non ritenersi divini).
Però la Chiesa non può far tacere lo Spirito di Verità. I successori degli apostoli, insieme con il papa, sono responsabili per la verità del Vangelo, ed anche tutti i cristiani sono chiamati a condividere questa responsabilità accettandone le indicazioni autorevoli (sia chiaro, condividere è bello, purchè obbedienti all'autorità).
Ogni cristiano è tenuto a confrontare continuamente le proprie convinzioni con i dettami del Vangelo e della Tradizione della Chiesa nell'impegno di rimanere fedele alla parola di Cristo, anche quando essa è esigente e umanamente difficile da comprendere. Non dobbiamo cadere nella tentazione del relativismo o dell'interpretazione soggettivistica e selettiva delle Sacre Scritture. Solo la verità integra ci può aprire all'adesione a Cristo morto e risorto per la nostra salvezza. [...]
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DALL’OMELIA DELLA MESSA A CRACOVIA, DOMENICA 28 MAGGIO 2006:
[...] Cari fratelli e sorelle, il motto del mio pellegrinaggio in terra polacca, sulle orme di Giovanni Paolo II, è costituito dalle parole: “Rimanete saldi nella fede!”. L’esortazione racchiusa in queste parole è rivolta a tutti noi che formiamo la comunità dei discepoli di Cristo, è rivolta a ciascuno di noi. La fede è un atto umano molto personale, che si realizza in due dimensioni (il 26 maggio, poco sopra erano tre). Credere vuol dire prima di tutto accettare come verità ciò che la nostra mente non comprende fino in fondo (invito a credere anche se assudo- san paolo- invito a credere proprio perchè assurdo- san girolamo).
Bisogna accettare ciò che Dio ci rivela su se stesso, su noi stessi e sulla realtà che ci circonda, anche quella invisibile, ineffabile, inimmaginabile (e come mai tanta ostinata avversione ai risultati scientifici sull'origine dell'uomo, dell'universo, della natura biologica dell'uomo? tutta roba relativistica destinata a passare di moda?).
Questo atto di accettazione della verità rivelata, allarga l’orizzonte della nostra conoscenza e ci permette di giungere al mistero in cui è immersa la nostra esistenza.(alla fine di ogni ricerca la religione giunge sempre alla scoperta di un mistero. non se ne esce proprio....)
Un consenso a tale limitazione della ragione non si concede facilmente. Ed è proprio qui che la fede si manifesta nella sua seconda dimensione: quella di affidarsi ad una persona – non ad una persona ordinaria, ma a Cristo. È importante ciò in cui crediamo, ma ancor più importante è colui a cui crediamo. (Quindi si possono credere le stesse cose, ma valgono di più se si crede che le abbia dette Gesù e non Socrate o Ghandi... troppo ordinari, ci mancherebbe)
[...] Prima di tornare a Roma, per continuare il mio ministero, esorto tutti voi, ricollegandomi alle parole che Giovanni Paolo II pronunciò qui nell’anno 1979: “Dovete essere forti, carissimi fratelli e sorelle! Dovete essere forti di quella forza che scaturisce dalla fede! Dovete essere forti della forza della fede! Dovete essere fedeli! Oggi più che in qualsiasi altra epoca avete bisogno di questa forza (è sempre oggi il momento cruciale: che sfiga, il peggio ha dà venì). Dovete essere forti della forza della speranza, che porta la perfetta gioia di vivere e non permette di rattristare lo Spirito Santo! Dovete essere forti dell’amore, che è più forte della morte. Dovete essere forti della forza della fede, della speranza e della carità, consapevole, matura, responsabile, che ci aiuta a stabilire il grande dialogo con l’uomo e con il mondo in questa tappa della nostra storia: dialogo con l’uomo e con il mondo, radicato nel dialogo con Dio stesso – col Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo – dialogo della salvezza” (10 giugno 1979, Omelia). Anch’io, Benedetto XVI, successore di papa Giovanni Paolo II, vi prego di guardare dalla terra il cielo (luogo deputato agli dei) – di fissare Colui che – da duemila anni – è seguito dalle generazioni che vivono e si succedono su questa nostra terra, ritrovando in Lui il senso definitivo dell'esistenza(tutto sommato duemila anni sono un po' pochi per chi pretende di rappresentare l'eternità passata e il senso definitivo del nostro futuro).
Rafforzati dalla fede in Dio, impegnatevi con ardore nel consolidare il suo Regno sulla terra: il Regno del bene, della giustizia, della solidarietà e della misericordia. Vi prego di testimoniare con coraggio il Vangelo dinanzi al mondo di oggi, portando la speranza ai poveri, ai sofferenti, agli abbandonati, ai disperati, a coloro che hanno sete di libertà, di verità e di pace. Facendo del bene al prossimo e mostrandovi solleciti per il bene comune, testimoniate che Dio è amore. Vi prego, infine, di condividere con gli altri popoli dell’Europa e del mondo il tesoro della fede, anche in considerazione della memoria del vostro connazionale che, come successore di san Pietro, questo ha fatto con straordinaria forza ed efficacia. E ricordatevi anche di me nelle vostre preghiere e nei vostri sacrifici, come ricordavate il mio grande predecessore, affinché io possa compiere la missione affidatami da Cristo. Vi prego, rimanete saldi nella fede! Rimanete saldi nella speranza! Rimanete saldi nella carità! Amen!